Two months after the tsunami that hit the north east of Japan, I left Kyoto to join a group of volounteers of Caritas Japan (link).
Purpose of the trip was, mainly, to help local people, in particular those from Shiogama, close to Sendai. But, as usual, I took with me a camera.
Before leaving I wondered whether taking pictures of such a situation, was a good idea or not. For weeks media showed everything was possible to show and, sometimes, more than that; what could I add to that, I was asking myself. But many people I met over there asked me to take and show pictures of what is left after the tsunami.
It is too difficult to explain by words what you feel when you walk on the debris of an entire village, I hope the images can help.
My special thanks go to the fantastic people of Caritas of Shiogama and all the volounteer I had the pleasure to work with.
Dopo due mesi dallo tsunami che ha colpito il nord est del Giappone sono partito da Kyoto per unirmi ad un gruppo di volontari della Caritas Giapponese (link).
Lo scopo principale del viaggio era ovviamente dare una mano alle popolazioni locali, in particolare quelle di Shiogama, vicino a Sendai. Ma, come sempre, ho portato con me una macchina fotografica.
Prima della partenza mi sono chiesto se fosse il caso di riprendere immagini del disastro. Per settimane i media hanno mostrato tutto cio’ che c’era da mostrare e a volte anche di piu’; che senso ha aggiungere altre immagini, mi chiedevo. Ma e’ stata la gente incontrata sul posto a chiedermi di fotografare e far vedere quanto e’ rimasto dopo lo tsunami.
Descrivere a parole quanto si prova camminando sulle macerie di interi villaggi non e’ possibile, le immagini spero siano sufficienti.
Voglio ringraziare le splendide persone della Caritas di Shiogama e tutti i volontari con i quali ho avuto il piacere di lavorare.
Since when I have been in Tohoku for the first time, the north east of Japan hit by the tsunami, one year has passed.
This time I head slightly north to the evacuated area of Fukushima. Soma and Minami Soma are two small cities of some ten thousands people.
Shop are almost all closed, “for rent” signs on the closed shutters are a lot. Few people walking or riding a bicycle, just people driving. It is public holyday, but this does not mean that in Japan people are not working. Finally I see two girl on their bicycles; when I take a picture they smile and one whispers ”with these hairs I certainly don’t look as a model”.
I take some pictures of the ghost town and then I decide to move to the forbidden area. It is a chance to ask for some information to the taxy driver, who drives me to the nearest check point: since the day of the tsunami the town has changed, people are less and not only on holydays. Those who lost their houses are living in different places, who has children and can afford it, live the town for fear of radiations.
But he also wants to reassure me: radiation measurement are constantly low, neglectable. According to recent news, inhabitants of some areas now forbidden, will be allowed to return to their houses soon. The main problem is still the lack of water and electricity.
When we are at the check point, the driver waits for me taking some photos of the area. When I am back in the car he says: wouldn’t it be interesting to see how is the other side? Yes it would.
Da quando sono stato nel Tohoku per la prima volta, il nord-est del Giappone colpito dallo tsunami, è passato poco più di un anno. Questa volta la meta è poco più a nord della zona evacuata di Fukushima. Soma e Minami Soma, due piccole città di poche decine di migliaia di abitanti.
I negozi sono quasi tutti chiusi, i cartelli “affittasi” sulle serrande chiuse sono tanti. Di gente che cammina o in bicicletta non se ne vede, solo persone in automobile. È vero che è una giornata di festa, ma in Giappone non vuol dire che i negozi non siano aperti. Finalmente incontro due ragazze in bicicletta; quando le fotografo mi sorridono ed una bisbiglia “con questi capelli non sembro certo una modella”
Faccio un po’ di foto alla città fantasma e poi decido di andare verso la zona proibita. Ne approfitto per chiedere informazioni al tassista che mi guida verso il posto di blocco piú vicino: effettivamente dal giorno dello tsunami la città è cambiata, la gente è poca e non solo nei giorni di festa. Quelli che hanno perso la casa vivono altrove, chi ha bambini appena puo’ permetterselo lascia la città per il timore delle radiazioni.
Ci tiene pero’ a rassicurarmi: le rilevazioni delle radiazioni danno costantemente valori bassi, trascurabili. Secondo le ultime notizie, presto una prima zona sarà riaperta agli abitanti, aggiunge. Il problema principale è dovuto all’interruzione della rete dell’acqua e dell’elettricità.
Arrivati al posto di blocco il tassista mi attende mentre scatto qualche immagine del luogo. Quando risalgo in macchina mi dice: sarebbe interessante andare a vedere cosa c’è dall’altra parte, vero? Vero!
Back to Minami Soma I head to the coast. I want to have a look to the sea in which the water that cooled the malfuctioning reactor was discharged.
To get to the sea I cross the strip of land hit by the tsunami. The landscape resembles the moon surface, all the debris have been removed and only the bare ground is left. It is early afternoon, few clouds slightly hide a still high sun. A kind of autosuggestion makes me wonder about some radiation effect.
Tornato a Minami Soma mi incammino verso la costa. Voglio vedere il mare nel quale è stata scaricata l’acqua usata per raffreddare il nocciolo della centrale in avaria.
Per arrivare al mare attraverso la fascia di terra che era stata invasa dallo tsunami. Il paesaggio è quasi lunare, tutti i detriti sono stati rimossi, resta solo il terreno incolto. Sono le prime ore del pomeriggio, un po’ di nuvole coprono appena il sole ancora alto; il contrasto tra cielo e terra e tra cielo e mare è molto forte. La suggestione mi fa pensare ad un qualche strano effetto delle radiazioni.
he morning after I have to meet Sato san, a fisherman from Soma. I’d like to know some details about fishing in Fukushima.
He and his father, formerly a fisherman as well, welcome me in their house.
I hear from them that at this time fishing is stopped. Even though the level of radioactive materials in the fish is extremely low, nobody would eat the fish from Fukushima. Fishermen are often going to take some samples close to the nuclear plant area, and the fish is then checked. They show me the analysis documents: very few cases apart, fish taken very close to the nuclear plant, the data are reassuring.
Once I finished my coffee, Sato san takes me to meet his colleagues. I have the chance to meet Matsumoto san and Hamauchi san, the leader of Soma’s fishermen association.
We have a chat about the present situation and Matsumoto san, all excited, tells me about the tsunami day. He was on his boat that day, the wave was impressive, as in “The perfect storm”, he likes to remark.
With some pride, they show me their boats. When I tell thaem that the boats are “kakkoii” (cool in japanese) they look very happy.
La mattina dopo ho appuntamento con Sato san, un pescatore di Soma. Mi interessa sapere qualcosa di preciso sulla pesca nelle acque di Fukushima.
Sato san mi riceve a casa sua, insieme al padre, anche lui una volta pescatore.
Mi spiegano che la pesca per ora è sospesa. Nessuno mangia il pesce di Fukushima. Questo nonostante il fatto che la presenza di sostanze radioattive sia estremamente bassa. I pescatori vanno spesso a prelevare campioni nelle zone limitrofe alla centrale, per poi analizzare il pescato. Mi mostrano i documenti con i risultati delle analisi: a parte rare eccezioni, pesci presi molto vicino alla centrale, i dati sono molto confortanti.
Finito di bere il caffè, Sato san mi porta a trovare i suoi colleghi. Conosco così Matsumoto san e Hamauchi san, il capo della associazione dei pescatori di Soma.
Discorriamo un po’ sulla situazione e Matsumoto san mi racconta, con grande eccitazione, del giorno dello tsunami. Lui si trovava sulla barca quel giorno, l’onda era impressionante, come nel film “Una tempesta perfetta”, ci tiene a rimarcare.
Mi mostrano orgogliosi le loro barche. Quando dico loro che sono “kakkoii” (un termine che in italiano tradurremmo “fiche”, ma che non ha alcuna accezione volgare in giapponese) sono felicissimi.
Sato san takes me back to the station; we drive in front of the fish wholesale market. A huge, abandoned building. He asks me if I want to shoot some photos here. The light is too harsh now. I tell him I’ll come back in the evening.
So at dusk I am back at the fish market to take some images. I wonder how it used to be slightly more than one year ago, when the fishing boats were returning to the port.
It is almost dinner time. For the last time I go to the same izakaya (typical casual japanese restaurant) I have been to in these days. This time, with my surprise, I find out that I am the guest. There is no way to pay tonight. Here they are so happy that a foreigner came to vist Soma in such hard times. Great people of Tohoku!
Sato san mi riaccompagna verso la stazione; passiamo davanti al mercato all’ingrosso del pesce. Un enorme capannone ora abbandonato. Mi chiede se voglio fare delle foto, ma la luce è troppo forte ora. Gli dico che torno dopo, nel tardo pomeriggio.
E così faccio, verso l’imbrunire torno al mercato e faccio delle foto. Chissà come era affollato poco piú di un anno fa quando i pescherecci tornavano in porto.
È quasi ora di cena, vado per l’ultima volta nella solita izakaya (tipica trattoria giapponese) dove ho mangiato in questi giorni. Questa volta scopro che sono ospite del proprietario. Non c’è modo di pagare, qui sono tutti contenti che di questi tempi uno straniero sia venuto a visitare Soma. Fantastica gente del Tohoku!
During the second wave of the pandemic it was forbidden to get too far from the neighbourhood. I therefore found inspiration from the nature around my place.
Beni&Akou, great friends and great musicians. They played at Modern Times, in Kyoto, on april 1st and I had the opportunity to shoot some photos of their live.Don’t miss them if you are in Kyoto. Akou (vocal) / Beni Zamza (piano) / Saito Keishiroh (bass) / Asada Manatou (sax) / Hiroshi ‘Dunhill’ Mizukami (drums)
In 2003 I spent a couple of weeks in Kathmandu with a japanese friend who often visits Nepal to help charity organizations.Some of the images are just about the place, but a few were realized thanks to the support of ROKPA.Rokpa is an international non profit organization that operates in Tibet and Nepal.Here is their…
Misuterareta is the japanese word to say abandoned. This is a series of images taken right after my divorce.Taken in 2007 using a DSLR with a pinhole adapter. Model: Domenico Busnelli. IMAGES.
In 2004 I had the chance to be guest in one of the first Centre for Dsabled Children in the Middle East.“Our Lady of Peace” is in the south area of Amman, Jordan. It has been realised thanks to Latin Vicariate and strongly sponsored by the Queen of Jordan.Italian ANTEAS, an association connected to the…
If you get the subway at Shinsaibashi, in few stops you reach Dōbutsuen-mae station. When you get out, Osaka’s landscape has completely changed.No more trendy young people doing “bura-bura” (hanging out), Shinsaibashi’s and Dōtonbori’s big billboards are gone, department stores turned suddenly into small old fashioned shops.Walk a few hundreds meter south and you are…